La storia di Patù e cosa vedere nel borgo salentino

A pochi chilometri da Santa Maria Capua Vetere sorge Patù, che trova spazio nella parte bassa della collina patuense. Siamo sul lembo estremo del Salento, alla scoperta di un borgo dalla ricca storia. Il suo nome deriva dal greco “pathos”. Ciò indica dolore e fa riferimento a quello provato dagli abitanti superstiti di Vereto, distrutta dai Saraceni.

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Storia

Com’è facile immaginare, la fondazione di Patù è dovuta ai profughi di Vereto, riusciti a sopravvivere alla furia dei “barbari”. Quella che un tempo era una fiorente cittadina, è stata rasa al suolo nel IX secolo. Vereto, nel periodo di massimo splendore, era circondata da cinte murarie possenti. Sita un tempo nella vicina baia di S. Gregorio, oggi ne resta alcuna traccia, o quasi.

Caso curioso: i Saraceni si limitarono a depredarla, facendola propria e allontanando i cittadini. In seguito però i pirati andarono via ma quella città non era più sicura. Venne distrutta dai suoi stessi abitanti, intenzionati a riutilizzare quelle pietre della neonata Patù, la loro nuova casa. In alcuni punti è ancora possibile scorgere dei tratti delle mura. Al centro della collina, inoltre, resiste la Chiesetta della Madonna di Vereto.

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Cosa vedere a Patù

Come in quasi tutti i borghi salentini, il patrimonio storico di Patù si delinea tra edifici religiosi e civili di gran pregio. È presente un torrione fortificato, a dimostrazione del grave pericolo corso a causa dei pirati nei secoli passati. Faceva parte di una costruzione più ampia, probabilmente un castello, ormai perduto. Ne resta il fossato, in parte interrato e in parte trasformato in un giardino.

A testimoniare l’epoca messapica c’è il monumento delle centopietre. Si tratta di un omaggio funebre costruito dai cristiani per tumulare il portatore di pace Geminiano, ucciso dai Mori. La sua realizzazione vide impegnate delle pietre provenienti da Vereto.

Di fronte al monumento delle centropietre c’è la chiesetta di San Giovanni Battista, che risale al X secolo. Da ammirare anche la chiesa parrocchiale, dedicata a S. Michele Arcangelo. Risale al 1564 e si trova proprio al centro del paese. Un borgo da visitare, di certo, considerando anche come sia particolarmente attivo. Si festeggia il santo patrono San Michele Arcangelo, così come San Gregorio. Oltre alle feste patronali, però, ci sono numerosi eventi in calendario ogni anno, come la sagra dei piatti tipici, l’infiorata e altri eventi di grande rilevanza.

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