Il borgo di Ascoli Satriano sorge in provincia di Foggia, a circa 30 km di distanza. Siamo nel cuore del Tavoliere delle Puglie e ancora oggi, sorprendentemente, riesce a tutelare il suo antico fascino. In questa fetta di Puglia troviamo il Parco Archeologico dei Dauni, che si sviluppa sulla Collina del Serpente. Qui trovano spazio rovine degli antichi Dauni, le fondamenta e i muri di un grande e antico santuario, oltre a una necropoli.
Un luogo colmo di storia, come dimostrano le tante tracce di opere d’età romana e medievale sparse per le stradine. Da ammirare, poi, il famoso ponte romano, che si erge sul fiume Carapelle, raro esempio di ingegneria idraulica e stradale. Tanti i motivi, dunque, per cimentarsi in una visita ed ecco cos’altro sapere del borgo.
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Cosa vedere a Ascoli Satriano
Nell’area, precisamente nella località Faragola, alcuni scavi negli ultimi anni hanno riportato alla luce i resti di una lussuosa villa romana d’epoca tardo antica, con mosaici decorativi molto preziosi. Recandosi poi nel centro di Ascoli Satriano possiamo restare ammaliati dinanzi all’ex cattedrale dedicata al patrono San Potito Martire.
Questo è un vero e proprio luogo colmo di tesori, storia e tradizioni. Nei vicoletti si ritrova il sapore di un tempo, arrivando a luoghi come la Cattedrale, esempio di stile romano-gotico, che ha conservato la sua facciata romanica. Da ammirare poi la Chiesa di San Giovanni Battista, che risale al XII secolo, per poi scoprire la reliquia di San Potito martire e la chiesa matrice a lui dedicata.
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Cosa mangiare
Non è possibile allontanarsi da Ascoli Satriano prima di aver assaggiato alcune delle tradizionali prelibatezze. Partiamo dal sospiro, dolce molto soffice e delicato, che è diventato un’istituzione. La sua storia si intreccia con svariate leggende, che risalgono al XV secolo.
Si dice che le suore fossero solite preparare ogni giorno dei piccoli dolcetti realizzati con Pan di Spagna, farcito con crema e ricoperti da una glassa rosata. La tradizione vuole che per la prima volta furono preparati i sospiri per il matrimonio tra Lucrezia Borgia e il conte di Conversano.
Il nome deriverebbe dai sospiri degli invitati, delusi dal fatto che la sposa non arrivò mai all’altare. Ingannando il tempo, mangiarono questi deliziosi dolcetti. Un morso e un sospiro e il resto è storia (per questo motivo sono noti anche come ‘dolci della sposa’). La tradizione enogastronomica non si ferma ovviamente a questo dolcetto, che però è il simbolo del luogo, e ormai proposto anche in numerose varianti.
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