Acquaviva delle Fonti, il borgo della cipolla: storia e cosa vedere

Nell’entroterra pugliese, in provincia di Bari, si trova il borgo di Acquaviva delle Fonti. La cittadina è posta a circa 300 metri sul livello del mare, a distanza ravvicinata tanto dalla costa adriatica che da quella ionica. Un nome decisamente particolare e dal chiaro significato. Fa infatti riferimento alla falda acquifera che trova spazio nel suo sottosuolo.

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Storia di Acquaviva delle Fonti

Il territorio del borgo di Acquaviva delle Fonti comprende anche differenti frazioni. Parliamo di Bella rosa, Notarangelo, Parco della Corte, Pratomastro e Quattro Cantoni. Interessante il fatto che il centro abitato sia stato in grado di tutelare tracce molto significative del proprio passato, nonostante l’enorme espansione edilizia subita.

Per quanto riguarda le origini di Acquaviva delle Fonti, le teorie più diffuse portano il centro a risalire al IV-V secolo. Ecco quando sarebbero nati i primi insediamenti. Nel 1976 vennero effettuati degli scavi, che portarono alla luce numerose abitazioni, nei pressi delle quali vennero trovati scheletri umani. Indice di abitati stabili. Tali soggetti antichi vennero spinti a spostarsi a valle, probabilmente a causa di qualche devastazione o forse attratti dalla fertilità di alcuni terreni nei paraggi.

Distrutta dai barbari nel corso del Medioevo, venne poi liberata dall’Imperatore Ludovico II, che scacciò Longobardi e Saraceni. In seguito divenne dominio normanno, per poi passare sotto le mani di svevi, angioini e aragonesi. Dopo Napoleone, tornò ai Borbone e infine entrò a fare parte del Regno d’Italia.

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Cosa vedere e mangiare

C’è tanto da ammirare ad Acquaviva delle Fonti, a partire dalla cattedrale, intitolata a Sant’Eustachio. Si tratta di un delle quattro basiliche palatine in Puglia. Ultimata nel 1594, venne consacrata circa 30 anni dopo. Gli interni sono magnifici, tra archi, volte a vela e cripta. Suggestiva anche la Torre dell’Orologio, la cui versione attuale è frutto della ristrutturazione effettuata nella prima parte dell’Ottocento. La sua costruzione originaria, però, risale al 1559, su volere del duca d’Atri Andrea Matteo Acquaviva.

Per quanto riguarda gli edifici civili storici, meritano di certo una visita il Palazzo De Maria-Alberotanza, costruito alla fine del XVII secolo. Nella sua costruzione inglobò un torrione dell’ex castello normanno, e vanta una magnifica triplice balconata sulla facciata. Particolarmente connessa alla storia del borgo è la Cassarmonica, che risale al 1907. Realizzata grazie alle offerte dei cittadini.

Non sono cultura, storia e architettura, ma anche grande ricchezza sul fronte enogastronomico. L’area è nota per la produzione della cipolla rossa di Acquaviva, che canta in realtà un colore violaceo. Verso l’interno va però schiarendosi, fino a diventare del tutto bianca. Ben nota per la sua dolcezza e la forma appiattita. Ancora oggi è coltivata con metodi antichi. Seminata in settembre, al tramonto, e raccolta nei mesi di luglio e agosto.

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