La provincia di Taranto è particolarmente ricca di borghi tutti da scoprire. Spazio tra questi alla splendida Manduria, che è di certo una di quelle aree da non farsi sfuggire. Nota anche come la città del vino Primitivo. Un piccolo comune di poco più di 29mila abitanti. Siamo nel Salento settentrionale, equidistante da alcune celebri città pugliesi, come Lecce, Taranto e Brindisi. Non è sul mare ma non dista molto dalla costa, il che la rende una meta ideale per chi voglia organizzare una giornata all’insegna del relax e della spiaggia. In breve si possono raggiungere infatti alcune delle aree più note e belle del Salento.
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Cosa vedere a Manduria
Il centro storico di Manduria è particolarmente ricco di stradine caratteristiche e vicoletti ricchi di edifici antichi e vita. Un luogo suggestivo, che ruota intorno a Piazza Giuseppe Garibaldi, dove si affaccia una delle strutture cardine del borgo: Palazzo Imperiali-Filotico.
Costruito agli inizi del ‘700 da Michele III Imperiali e successivamente passato sotto la famiglia Filotico, che ancora oggi vi risiede. Molti locali si riferiscono all’edificio come “il castello”. Ciò perché un tempo in questo luogo era presente un antico castello normanno. Sul fronte ecclesiastico, da ammirare è la Chiesa Madre, intitolata alla Santissima Trinità.
Si consiglia di perdersi per le vie del centro, andando magari anche alla scoperta del quartiere ebraico, ricco di storia. Tra una stradina percorsa e l’altra, ci si ritroverà poi dinanzi alla Chiesa Madre, che è posta proprio di fronte all’arco che fa da ingresso al ghetto.
Come detto, Manduria è la città del vino Primitivo. Non mancano dunque percorsi alla scoperta di questo prodotto di pregio del territorio, da gustare un po’ in ogni dove in città. Da scoprire, infine, anche il Parco Archeologico delle Mura Messapiche. Per molto tempo Manduria è stato il centro nevralgico del potere dei Messapi. Ciò vuol dire che l’area è ricca di resti, che ne testimoniano l’antica grandezza.
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Ghetto ebraico
Il ghetto ebraico di Manduria merita un’analisi a parte, considerando la sua rilevanza enorme per la storia del luogo. Si sviluppa intorno a vico Stretto, vico Lacaita e vico degli Ebrei. L’area è delimitata da tre archi, che indicano i rispettivi ingressi. L’aggettivo ghetto è rimasto ma, ovviamente, ciò appartiene al passato.
Oggi rappresenta una sorta di macchina del tempo, che consente di viaggiare nel passato, riscoprendo segni tangibili della comunità ebraica, che qui visse in gran numero. Dalla Sinagoga alla Loggia del Rabbino, passando per tanti camini sporgenti. Nel 2002 la Sinagoga è passata in mani private, quelle della famiglia Gigli, che ha provveduto al totale restauro, offrendo alla città un suo antico tesoro.
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